giovedì 17 febbraio 2011

I had a dream

 Stanotte ho fatto un sogno.
Ero con mia madre ed abbiamo preso insieme dei cristalli di MDMA. Immediatamente è diventata socievole oltre ogni più folle aspettativa ed ha iniziato ad attaccare bottone e a chiacchierare con ogni passante, raccontando loro le mie paure più intime, le cose di cui più mi vergogno, i miei momenti di fragilità... Ha spiattellato così, come niente fosse, quanto di più intimo sapesse sul mio conto (e nella realtà non conosce nulla) ad ogni estraneo. Rideva di gusto, ma quello era l'MD, facendo sorridere anche il suo pubblico, crescente ad ogni minuto.

Le sono saltato al collo.

Ho iniziato a schiaffeggiarla con rancore e con violenza. La odiavo. Le ho gridato di non raccontare quelle cose, ché sono cose intime e private, ma lei non ostante fosse visibilmente stizzita dai colpi rideva. Sghignazzava, per essere precisi. E così l'ho colpita ancora più forte, adesso con pugni e schiaffi. E lei, finalmente, ha reagito.

Mi ha spinto via da sé ed ha iniziato a colpirmi, rabbiosa, gridando che "non mi sarei dovuto permettere..."
Dopo pochi istanti mi sono ritrovato a casa dei miei, sotto le coperte del letto in cui sono cresciuto; era notte fonda. Sapevo che stava arrivando; la sentivo gridare dal corridoio, sbattere porte ed oggetti creando tonfi tetri e carichi di collera, mentre mio padre le domandava che cosa fosse successo.
E' entrata in camera "mia" e si è lanciata di nuovo contro di me. Ricordo che i suoi capelli - nella realtà sono biondi e corti - erano lunghi, castani. Era buio e la sua chioma fluttuava come se fosse sott'acqua, mentre i suoi occhi proiettavano verso me un odio nero, cirrotico, privo di lucidità e di umanità.
Era un sogno, sì, ma percepivo l'impatto, i colpi che portava al mio viso. Io avevo smesso nel frattempo di attaccarla e le ripetevo che mi dispiaceva di averlo fatto, ma era "la droga"... Le ripetevo che eravamo entrambi fuori controllo e che avrebbe dovuto riprendersi e calmarsi, ma lei non sentiva ragioni. Voleva uccidermi. Di questo ero certo.
Nell'istante in cui l'ho realizzato, ho deciso di difendermi. O lei o me. Una sensazione di ingiustizia serpeggiava sotto la pelle, ma sentivo contemporaneamente formicolare lungo la schiena l'impeto dell'ira. Avevo oramai preso la decisione: avrei ucciso mia madre. Stavo solamente decidendo come, mentre lei balzava ripetutamente contro di me, che mi coprivo con le braccia e la trapunta. L'avrei uccisa. Con le mie mani.

Ed allora, forse per la tensione, forse semplicemente per un orologio biologico, mi sono svegliato. La luce dalla finestra era grigia: mi ero di nuovo svegliato tardi. Mi sentivo stanco, sfinito a dire il vero. Eppure avevo dormito per ore ed ore.

4 commenti:

  1. Bentornato nell'aere, o Taccuino Rosso.
    Dovresti fare un graphic novel, Fred, ci hai mai pensato?
    Scrivi cose scolpite.

    Ciaociao
    Laura

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  2. Ma benebenebene,... che bellezza.. chapeau :)

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