mercoledì 17 agosto 2011

Sziget 2011 - the hungarian joint



Un viaggio è sempre un'esperienza eccitante, quando è anticipato da grandi attese. Il nostro viaggio era alla volta di Budapest, per concerti, cibi nuovi, aria diversa ed un mare di gente. Un mare, sul serio.
La partenza è avvenuta incredibilmente in orario e dopo aver traversato longitudinalmente l'Italia, la Slovenia e la Croazia ci siamo finalmente arrivati.


Ma una cosa alla volta.


Salendo lungo lo stivale ci siamo resi conto di che nomi stronzi esistano giù al nord. Ci sono paesi il cui nome è più prossimo ad una imprecazione che ad una cittadina e passato il confine la cosa diventa ancora più hardcore, dato che - si sa - usciti dall'Italia si passa ad un sistema di anagrammi praticamente privo di vocali ("welcome to crziénkycj!"). In slovenia siamo stati letteralmente "aggrediti" da una vecchia che - spinta dal desiderio di farci evitare ore di traffico - si è infilata nell'automobile spalancando lo sportello ed iniziando una lunga, incomprensibile filippica in sloveno-veneto-italiano portando sgomento nel veicolo, dato che nessuno l'aveva vista né le aveva chiesto indicazione alcuna. Mentre questo accadeva io ero ad uno sportello bancomat (banca intesa esiste anche in slovenia) ed osservando la scena da lontano ero spaventato dall'impeto della tizia. Temevo i ragazzi ci stessero litigando per quanto cazzo strillava, mortacci sua.


La prima tappa è stata sull'isola di Krk, in Croazia. Un piccolo paradiso in cui non abbiamo avuto la possibilità di campeggiare nel camping "fico" e siamo stati dirottati verso una seconda scelta che ha superato ogni aspettativa. Mare cristallino, compagni di viaggio d'eccezione e tanta gente votata al relax ed alla natura. Come Maria, per esempio. Austriaca, ex insegnante di sci, inizierà a studiare ad ottobre per diventare ostetrica. Bella, con lo sguardo da stronza e due gambe che proseguono per chilometri.
Il cibo è ottimo e costa niente; il caffè è "all'italiana" ed in generale c'è una splendida atmosfera di casa. La gente ti sorride ed i camerieri del bar cercano in ogni maniera di metterti a tuo agio. Abbiamo mangiato come dei maledetti, bevendo birre (pivo, in croato) dai nomi impronunciabili ed amari di origine sconosciuta, impiegati per due scopi fondamentali: sfocare i ricordi e sgrassare i motori.
Abbiamo assaggiato lo "shark burger", che mantiene la propria promessa, dato che si tratta effettivamente di un panino con carne di squalo, anche se va riportato che non sa di un cazzo. Dopo una interminabile discesa - per la quale indossavo degli infradito, cazzo! -  lungo un pendìo zeppo di pietre appuntite e taglienti come gli utensili dell'età della pietra, siamo approdati su questa collina lunare, affacciata su di un adriatico incontaminato e blu, mentre il sole calava dietro le montagne che tutto intorno proteggevano la baia dal vento.
All'ingresso del camping, come guardiano dell'accesso per automobile, Charlie Manson si è preso cura di ingressi ed uscite, sino al giorno in cui - un po' nostalgici - siamo partiti alla volta di Budapest. Sziget Festival 2011 sulla linea dell'orizzonte.
Attila ha guidato per tutta l'andata, mentre gli facevo da navigatore-satellitare-umoristico. Questo sia per tenerlo sveglio, che per cercare di rendere il tragitto un po' più leggero. Tra soste in cui splendide ragazze in t-shirt e hot-pants lavavano il parabrezza (in Croazia hanno capito tutto, hanno…) ed una disperata quanto ahimè inutile ricerca di LPG (che sarebbe il GPL), siamo finalmente giunti a Budapest. Buda, per l'esattezza, dato che Pest è dall'altra parte di un Danubio che "blu" proprio non è. Pare il Tevere per quanto è verde. Avevamo con noi due giorni di musica su un iPod-muletto. Ed io naturalmente avevo nostalgia dell'unico pezzo mancante a quella enorme playlist. Come sbagliarsi?


Ed eccoci finalmente allo Sziget.
Si inizia a respirare aria di festival sin dall'arrivo in prossimità di Obuda. Due chilometri di isola a mollo nel fiume. Una versione orientata alla musica del Paese dei Balocchi. Il timore era che ad un certo punto sarebbe in effetti arrivato Mangiafuoco e ci avrebbe portati via, trasformati opportunamente in somari.
L'isola di Obuda è strettamente controllata dallo staff, che innanzitutto ti riempie di braccialetti:
- braccialetto di ingresso al festival;
- braccialetto del camping in cui risiedi;
- braccialetto che prova la tua maggioretà;
- eventuale braccialetto del CityPass, se vuoi pagare una tantum l'utilizzo di quasi ogni mezzo di trasporto pubblico in città;
e via così, di braccialetto in braccialetto…
Il campeggio Italo-Olandese si trova alla fine di John Lennon avenue ed è un caos di tende piantate senza la minima parvenza di criterio. Tra picchetti e fili tesi, devi memorizzare assolutamente il percorso verso la tua tenda, pena l'inciampo ed il rovinoso capitombolo sull'erba estremamente umida che fa da tappeto. Infatti va sottolineato come "il bel Danubio blu" a pochi metri da noi rendesse il posto una specie di enorme budello a mollo nella nebbiolina del fiume. Un massacro per le ossa e per i nasi, che dopo circa quattro/cinque giorni erano tutti inesorabilmente tappati e mucòferi. Inutile spiegare che le condizioni igieniche del posto si attestano al nono grado della scala Bertolazzi-Mei, con docce affollatissime e perciò quasi sempre gelide; bagni altrettanto affollati in cui è difficilissimo stampare una meritata cagata ed il prato soprammenzionato, che col passare dei giorni è diventato una discarica a cielo aperto.
Una nota di colore: per tutta la permanenza si poteva sentire grida disperate chiamare "ETTOREEEE!!!" all'interno del camping. Indifferentemente a qualsiasi ora del giorno o della notte. Ettore è il proprietario del camping.
Le strade hanno i nomi di musicisti defunti. C'è la Freddy Mercury promenade e la Kurt Cobain alley; c'è la John Lennon avenue e la Jim Morrison street. Sicuro l'anno prossimo ci metteranno in mezzo la Amy Whinehouse boulevard, ché qui basta schiattare male e da giovani per farsi una strada tutta propria. Per tutto il giorno cammini e cammini da un palco all'altro, passando per chioschetti di cibo vegano, vegetariano, macrobiotico, carnivoro, indiano, thai, ungherese, sloveno e chi più ne ha più ne metta.
Delle fighe spaziali ti vendono le sigarette; delle fighe spaziali ti caricano il denaro sulla scheda meta-pay (allo Sziget non si usa la moneta ungherese; non si usa affatto moneta cartacea, in realtà…); delle fighe spaziali ti spremono le arance quando vai al chioschetto vegetariano; delle fighe spaziali ti spruzzano acqua addosso con dei fucili ad acqua… Insomma: il dettaglio della fauna locale mi sembra chiaro. Non voglio perciò soffermarmi oltre su che razza di immani, pazzesche fighe siano le ungheresi. Sarebbe triviale. E io so 'n signore.
Non muovi un passo se non con qualche musica in sottofondo. Perché è chiaro che sei lì per la festa, le donne (stupende, ma molto giovani) e i divertissement, ma il vero motivo sono loro: i concerti.


PRINCE
Quando sganceranno l'atomica e l'umanità verrà devastata senza appello, solo due cose sopravviveranno al fall-out: gli scarafaggi e Prince. L'artista un tempo noto come "l'artista un tempo noto come Prince" ha quasi sessanta anni e ci ha massacrati. Migliaia di persone sono rimaste per quasi tre ore appese alle sue labbra e dita, in attesa di una nota qualsiasi, provenisse dal basso, chitarra, pianoforte, clavia o microfono. Durante il soundcheck - che ha curato e seguito personalmente  - è rimasto in disparte, dimesso, per dare allo "sfortunato" fonico indicazioni e vari dictat su quanto, cosa, come dovesse uscire dalle casse, chiedendo volumi appropriati per le spie sul palco e per le enormi cascate di casse rivolte verso il pubblico. Ad un certo punto era rimasta da provare la sua voce ed ha suonato con quasi tutta la band. Finito questo piccolo controllo ha dato gli ultimi ritocchi al fonico ("I know you can make it… I have faith…") mentre il pubblico - noi compresi - gridava estasiato dalla pur semplice prova. Lui: "is this really necessary?" - Noi: "yeaaaaahhhhh!!!" - Lui: "save your voices… it's gonna be a long night". Erano minacce fondate.


Prince il pubblico se lo scopa; è tanto avido quanto prodigo di attenzioni e la cura con cui prepara l'esperienza per i propri astanti è esattamente sullo sfocato confine che separa l'ossessione dalla perfezione. Uno spettacolo grandioso, a tratti barocco. Un susseguirsi di suoni in cui ogni strumento - voci incluse, ovvio - è parte di un tutto che arriva alla folla contemporaneamente e in maniera omogenea, mentre anche la vista viene deliziata da ombre, luci e suggestioni tali da trasformare ogni istante in una fotografia mentale in cui il corpo dei musicisti si fonde con la scenografia e crea forme nuove il cui senso si compie solamente grazie alla musica.
Prince ama il proprio pubblico con grande umiltà, pur riuscendo a restare sempre fedele a quella gran mignotta che è.


FLOGGING MOLLY
I Flogging Molly li conoscevo dalla colonna sonora di Weeds. Simpatici, niente di che, ma riescono a mettere il pubblico di buon umore, trasformando un festival quasi prevalentemente elettronico in una festa simil-irlandese in cui i corpi si dimenano senza quell'ansia di essere "cool", col risultato di essere ancora più belli, preda di una sincera quanto autentica energia, dimostrata per esempio dal sudore sparso in giro.


CHEMICAL BROTHERS
Il concerto dei Chemical Brothers è durato poco. Tipo un'ora e mezzo. E questo è quanto posso dire di male sulla loro performance. Il resto del concerto è stato potente, coloratissimo, allegro e carico di energia. Il duo ha creato dei paesaggi sonori incredibili affiancati a luci il cui funzionamento ancora non ho compreso pienamente. La profondità ed il dettaglio delle frequenze non sono più stati ripetuti da altri artisti di elettronica, durante il festival. Bravi. Molto.


2 MANY DJs
Se sei un musicista ed il tuo approccio alla dance è del tipo "ok, prima di tuffarmi immergo un dito nell'acqua per vedere se è troppo fredda" i 2 Many DJs sono il duo da cercare. Mischiano le sonorità tipiche di elettronica e dance con quell'impronta punk-rock che le persone come noi non possono (forse non vogliono) mai lasciar andare. Il loro set è stato trascinante. Ci hanno fatto ballare senza sosta per tutto il tempo, arrivando a remixare Breed dei Nirvana in una versione molto più potente ed aggressiva dello stesso originale, che come forse già saprete non è esattamente una ballad acustica.


BLOODY BEETROOTS
I Bloody Beetroots sono veneziani, mi pare. O giù di lì. Ebbene in Italia hanno il loro seguito, ma allo Sziget hanno riempito sino allo sfinimento una delle tende più grandi. Fanno l'equivalente della techno, ma suonata "a mano". Chitarra, basso, batteria, synth e tanta, tantissima potenza sonora rendono il loro set uno dei più avvincenti che vi possa capitare di ascoltare. Sfortunatamente per noi, quando siamo entrati in tenda per sentirli c'era DAVVERO troppa gente. Non si poteva ballare; non si poteva nemmeno stare fermi in un punto ad ondeggiare un po' a ritmo di musica. Per quel che vale non si poteva nemmeno respirare, cazzo. Ma devo cercarli ed andare ad ascoltarli di nuovo. Ah, quasi dimenticavo: suonano mascherati con il volto di Venom: arci-nemico dell'Uomo Ragno.


PRODIGY
I Prodigy dal vivo sono stati LA delusione dello Sziget 2011. I Prodigy dal vivo sono dei coatti. Non posso negare la valida e fortissima influenza della loro produzione sulla musica seguente, ma la performance live è stata moscia, approssimativa e Maxim (uno dei due cantanti) sarebbe da appendere capovolto in piazza, per quanto sta tutto il tempo a strillare cazzate al pubblico. Nota di grande tristezza: non riesce a dire UNA frase UNA senza metterci dentro la parola "fucking". Giuro. Secondo me diverrà uno di quei vecchi tristi che non accetta di crescere. Credo che i Prodigy siano una bomba ad orologeria. Finiranno per esplodere e diverranno un gruppo di merda.


ZOMBIE NATION
Il dj set di ZN è stato una vera sorpresa: non avevo grandi aspettative ed invece si è rivelato essere estremamente originale, riuscendo persino a scardinare il pattern classico della musica dance (infatti dove il rock "trito" è strofa-ritornello-strofa, la dance trita è pompa-tappetosonòro-pompa) con svisate interessanti e ritmi incalzanti in successione atipica. Tutta roba che - ti piaccia o meno - finisce per farti ballare. Anche se hai la febbre, come il sottoscritto quella sera.


HADOUKEN!
Gruppo inglese, concettualmente fanno un po' quello che fanno i Bloody Beetroots, ma in maniera più pulita ed in un certo senso più ammiccante ad un mainstream che li porterà - non ho dubbi - a diventare una delle realtà più solide della musica nel terzo millennio. Sono riusciti a comandare il pubblico a bacchetta, facendo ballare, saltare, pogare tutti, in una massa particolarmente variegata.


BUDAPEST
Le architetture della città sono molto belle, niente scherzi. Tutto è estremamente barocco o sovietico. E' una città magica, Budapest. Non che vi succeda nulla di così inspiegabile o diverso dalle altre, ma quello che la rende bella è lo strano allinearsi degli eventi. Tante piccole cose accadono insieme, nel momento e luogo giusto. E la risultante può davvero stupire. Ad esempio puoi capitare verso il tramonto alla chiesa di San Mattia (si trova a Pest) esausto dopo interminabili gradini e mentre col fiatone arrivi al grande affaccio che domina la città, proprio mentre la vista di quella immensa distesa già ti toglie il fiato, senti arrivare una musica malinconica da uno dei corridoi: violino, contrabbasso e salterio a percussione scivolano tra le pietre sino a sottofondere la scena. Tutto a un tratto ti commuovi e nemmeno sai bene il motivo. Magari è solo perché hai la vaga idea che quell'istante passerà. E magari con il tempo non te lo ricorderai più. Nel frattempo il sole cala e la pietra bianca con cui la cattedrale è costruita diventa rosa. E tu ti senti piccolo così.


Le terme di Széchenyi sono il luogo perfetto per ammorbidire la pelle, celebrare l'accidia e - come nel nostro caso - toglierti quello strato di unto raccolto allo Sziget a causa del quale ti eri convinto di essere parecchio abbronzato. Vasche d'acqua a diverse temperature, docce, saune, piscine e quant'altro, riescono a congelare il tempo e riportarti in un ideale grembo nel quale contare i propri respiri, mentre i muscoli riescono finalmente a lasciarsi andare.




UN GIORNO DI ORDINARIA FOLLIA
Allo Sziget capita di assistere a scene al limite dell'incredibile. Ora come ora sono un po' stanco di scrivere e così elencherò in ordine sparso quello che ho visto di particolare:
- un nano ubriaco ha fermato un pullman a due piani zeppo di gente nello stile di Tien'anmen, Si è messo con le braccia al cielo davanti al mezzo, ridendo di gusto sotto gli applausi della folla
- un tizio distrutto girava in bici con un'amica scapocciando mentre cercava di ripeterle ossessivamente la stessa frase "you have to… you have to… you have to…", ma non sapremo mai che cosa she had to…
- abbiamo visto Superman fatto di acidi, con il "rinforzino" nelle mutande
- i Power Rangers
- il Texas Ranger (c'era il Chuck Norris Bar: vendeva tra le altre cose delle magliette con su il volto di Norris e sopra scritto solamente GOD. Maiuscolo. Grassetto)
- Mario e Luigi
Poi c'era un concerto al quale potevi portare "le cose che non usi più" per buttarle: il risultato è che, diretta verso il palco, c'era una interminabile carovana di gente urlante con in mano rami di alberi, intere tende montate e mezze rotte, tre enormi gazebo, svariate sedie, panche del festival, segnali stradali e via così. Non oso immaginare come sia potuta andare a finire. Il fatto è che non riesco a trovare un contributo video su YouTube...



Questo resoconto della nostra piccola odissea è ben lontano dall'essere dettagliato. Dovrò rimetterci mano, credo. Per adesso però passo e chiudo con quella che è la mia solita considerazione post viaggio. Sempre la stessa, poi...
Una vacanza che meriti di essere ricordata ti riporta indietro un po' diverso rispetto a quel che eri quando sei partito. E così è stato. Porto con me il ricordo delle persone incontrate, delle donne bellissime con cui ho avuto a che fare, della valanga di musica ascoltata, dei cuscini della zona chill-out in cui troppe volte ci siamo rifugiati a riposare il corpo e la mente, bevendo té all'ibiscus freddo o Chai tiepido. Ma il "viaggio giusto" ha anche un altro imprescindibile requisito: deve ricordarti che per quanta bellezza, stranezza, varietà ci siano al mondo, esiste sempre un posto in cui è bello tornare: casa.

8 commenti:

  1. Anto (Pz - Terronia)17 agosto 2011 alle ore 01:31

    Che bello leggerti e ritrovare costantemente quell'ironia, farcita di chicche geniali, che mi trasportano in ogni dettaglio descritto! Un giorno, quando saremo grandi, vorrò essere la tua editrice!

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  2. Che bello ritrovarti qui a leggere! Modificherò questo post man mano che mi verranno in mente altri dettagli (l'ho appena fatto, invèro) perciò torna a dare una sbirciata, se ti capita. E fatti vedere da ste parti, per la madonna.

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  3. Che viaggione. La cosa piu allucinante, se ricordi, è che arrivati allo sziget il tempo ha assunto una forma propria. I primi due giorni sono sembrati 3 settimane, dopo è stato un po' come "l'eternità", non esisteva piu il ieri, il domani... Tant'è che ad un certo punto ci ho rinunciato a capire che giorno fosse e l'unica cosa che scandiva il tempo era il programma dei concerti

    Bobby Brown

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  4. Vero, bobby. Infatti questi tre mesi di viaggio croato-ungherese sono stati stupendi! :)
    Tra poco arrivo lì a prendermi le foto. Take care.

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  5. Ecco, leggere che i Prodigy sono stati LA delusione, mi ha deluso.
    Li ho visti dal vivo diverse volte, ma è da un paio di anni che me li perdo.
    Sono sempre stati "iperattivi", un pò come descrivi i Chemical.
    Uff...ci sono rimasta male :(

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  6. Ma io pure! Mi aspettavo grandi cose. Alcuni amici li hanno visti in Bulgària e mi avevano caldamente consigliato di non perdermeli. Mmmmah...

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  7. bello fede come sempre! io coloro d'immagini le tue parole, e mi costruisco il viaggio del viaggio :)...e cmq io trovo deludente l'elettronica dal vivo almeno fino ad adesso dovrebbero creare piu' suggestioni!! qualche concertino indie rock lo potevi pure vedere però :)!!! kiss carmen

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