sabato 17 settembre 2011

Tenderness is a short blanket


La parola "tenerezza" mi ha sempre messo addosso un profondo disagio. La tenerezza infatti è una coperta troppo corta, che non sarà mai adatta a scaldarti le spalle ed i piedi, a meno che non sia tu a raccoglierti in posizione fetale per poterci stare tutto intero. Ciò non ostante può nascondersi nei frangenti più impensabili.

Tenerezza è guardare Furio, gigantesco e scontroso padrone del segugio del terzo piano, mentre gli prepara da mangiare. Non appena la ciotola sfiora il pavimento, il quadrupede ci si avventa, infilandoci quasi per intero la testa dentro. Allora il padrone, con un gesto tanto delicato da non sembrare appartenere alla sua gamma di movimenti, solleva entrambe le orecchie di Waldo per tirarle fuori e poggiarle lentissimamente a terra. Tiene le mani a coppa e compie l'operazione con attenzione quasi religiosa.

Tenerezza può essere anche Kashmira - quattro anni, indiana, occhi grandi e vivaci - quando porta a suo padre i "tesori" frutto di una caccia nel parco di via Maggi (via Casilina, Roma, Italy). Tappi lucenti di Peroni e cocci di Heineken; mollette per i panni dai cento colori e graffette plastificate rosa; si siede accanto al papà ed inizia una spietata selezione: cerca i tesori tra i tesori, perché dovrà poi - la cito testualmente - "darli a mamma". Ma la mamma di Kashmira ha lasciato il mondo, in una ideale staffetta, quasi nell'istante in cui la bambina vi è giunta.

Tenerezza a volte può essere assistere ad uno spettacolo di fuochi d'artificio durante l'estate, ma senza rivolgere lo sguardo alle esplosioni direttamente. L'unico modo che hai di guardarli è attraverso il riflesso degli occhialoni anni '70 del nonno di una famiglia di "forestieri" in affitto al primo piano. Tutti abbronzati, dormono in sei nello stesso piccolo appartamento soppalcato ed ora sono affacciati a godersi lo spettacolo dall'alto del balcone. I loro volti sono un misto delle rughe che li solcano e di una meraviglia che il tempo ancora non è riuscito a portar via con sé.

Ed infine, trivialmente, tenerezza può essere svegliarsi allungando un braccio dall'altra parte del letto, finendo col tastare solo il materasso vuoto, le lenzuola fresche ed un piccolo biglietto di carta gialla, su cui con poche parole e qualche linea stilizzata, la persona con cui hai spartito il sonno, l'odore e la carne, cerca di dirti che per lei un qualsiasi "altrove" è inconcepibile. Non dopo la scorsa notte, quantomeno. La stanza è invasa dal profumo del caffè; la tazzina fumante sembra guardare proprio te, dal ripiano del comodino.

1 commento:

  1. dopo una notte, dopo che quella notte hai scoperto la tenerezza... non può bastare una notte

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