giovedì 28 luglio 2011

E con gli occhi chiusi


E con gli occhi chiusi pensò a una canzone, e tra i denti cominciò a cantarla, sicché, senza ragione, una lacrima lo trascorse e il cuscino se la bevve, la trattenne tra la stoffa e la pelle che scottava, ma quanto spesso piangeva, al ritmo disordinato delle palpebre brucianti, una canzone nella testa e il corpo annodato in uno spasmo invisibile, le lacrime si rincorrevano coinvolgendo le orecchie, quasi tutte le mattine che si svegliava.
Egli amava. Amava una ragazza e l'uomo che era diventato per lei, secondo lui.
Sorridendo le dedicò tutto quel pianto, e tirò su la testa a rimirar la pozza che gli sembrò grande abbastanza. Con uno sforzo chiuse gli occhi, a caccia. Il territorio era misteriosamente celebrato da segnali stradali triangolari che lui staccava, e un vertice via l'altro infilava interi in bocca. Qui, nel cavo orale, il metallo resiste ai possenti masticamenti, provandosi, scheggia ritorta, tra dente e ciccia, o contro il palato, ma i molari malcurati hanno comunque presto ragione e, il cartello? Che fine ha fatto, io non l'ho ingoiato, forse è diventato una lacrima.
Decidiamo una cosa: è inverno? è estate? è naturalmente esattamente maggio. Per Pompeo, una volta fatto, quella mattina erano in programma i giardini Margherita, ove salutare il bel mondo e trovare il meglio perché tutto andava bene, e andarci in moto, ecco qua, e quindi si vestì, e nel retro della casa sciolse la belva che in tre lunghi strappi lo condusse nell'arteria, e ce lo impregnò.
Sensazione di freddo ai reni, macché, tutto bello chiuso confezionato solo la centralina bulbo ha il cruscotto nudo introno a un pulsantone sempre più rosso. E la diga disse embè, mai nessuno che la udisse, cambio marcia, frizione, mooooderazione, il vero centauro saltimbanco coglie l'ispirazione e poi parte a fare il buffone, la coglie nell'aria, l'ispirazione, poi altri raccolgon lui da per terra, con gli occhi che sembrano dire: l'ho fatto per lei! E quante multe evitate, arresti, addirittura! Questo Pompeo non si sa come faccia, ma tant'evvero tra poco muore. Tra centoquarantasei ore. Per adesso, frivolo, cerca consensi tra le panchine dei giardini. Manca di tutto, e lezioso come solo lui avvicina una coppia, s'inchina, saluta la ragazza chiede cortesissimamente una paglia ma rifiuta d'accenderla, non intende disturbare troppo. Fa tre passetti all'indietro, e parte ad un trotto cervide, verso una direzione qualsiasi, la testa attenta e tesa, poi eccolo che accelera e senza sforzo apparente scavalca una siepe di un metro e cinquanta, arrivando dal cielo presso un'altra coppia cui chiederà se per una fortuita alchimia celeste non capiti che l'hombre tabaccato ne incocci uno coi lumini por accendér.


Storia per tavola mai realizzata, Andrea Pazienza

3 commenti:

  1. Qualche volta mi verrebbe voglia di illustrarle, le cose che scrivi, a china. C'è sempre un che di lirico che figurerebbe alla grande, m'immagino... Ma dove trovi gli spunti Fred?

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  2. Ammetto che sarei curioso di vedere illustrare qualche scritto del taccuino.
    Per gli spunti in genere funziona a raptus (raptuses?) cioè ad un certo punto della notte/mattino mi viene un'idea e scrivo di getto. Ricordo una scena particolare della giornata, una persona sconosciuta incontrata per strada o qualche ricordo di infanzia e non. Insomma gli spunti li prendo un po' a cazzo di cane. Non sembra, ma funziona.

    Nota bene che però questo scritto non è mio eh! Questo è Paz! :)

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  3. Pensavo che suo fosse solo lo schizzo...
    Paz Paz... non mi stupisce, il racconto è illustrativo in modo strabiliante, ma ci sta proprio bene con le cose che scrivi tu!
    :)
    Hasta luego Fred

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