Uno dei motivi per cui ancora, a volte, provo rancore è che non posso condividere cose come questa. Con nessuno.
E ne soffro.
Maledizione.
E la colpa è tua.
E lo sai come va a finire? Finisce che una rampicante nera, una specie di sottile tentacolo di pece, partendo dalla caviglia mi sale su per una gamba, slogando le ginocchia, avvolge il ventre, stringe il petto, costringe una spalla, torce le braccia, sino alla gola.
E poi, per un momento - un momento solo, che da fuori sembra meno di un attimo - non respiro più.
E la colpa è tua. Deve essere colpa tua. Perché è più vivibile, se è colpa tua.
Perché puntare un dito e digrignare i denti è dieci, cento, mille volte più facile, che accettare un dolore e crescere un po'.